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Lions sì, ma senza cravatta?

by Redazione Ticronometro

Conversazione  con Luca, presidente Lions e Casellese dei Casellesi 2024
di Paolo Barberi

Ciao Luca,
ti do del tu perché ci conosciamo da tanto tempo — e poi, non dimentichiamolo: sei il Casellese dei Casellesi 2024! Quindi, in un certo senso, ne vado anche fiero.
Sei una delle poche persone che ha dato spazio — e anche un po’ di sostegno, diciamolo — a Ticronometro.com, e di questo ti sono grato.
Anche perché, diciamolo apertamente, non è facile supportare un sito (e un personaggio) come me: che sì, si spende e si sbatte, ma sarà sempre visto come “divisivo” o, peggio, “cattivo”, solo perché qualcuno ha deciso così.
E allora, ancora grazie. Di cuore.


Ciao Paolo!
Sì, in effetti, come tante persone a Caselle, a un certo punto nel 2022 ho visto comparire online — nel gruppo Facebook che ho creato e amministro dal 2013 — un personaggio con un nome particolare, un approccio diretto e piuttosto agguerrito sulle tematiche della gestione della cosa pubblica. L’anonimato, lo dico subito, a pelle mi infastidisce.
Oggi il web è un “luogo” pieno di insidie. Chi sfrutta l’anonimato e sa che la giustizia — ingolfata in modo ormai cronico — non riesce più a garantire tutela effettiva, ha strumenti distruttivi e offensivi, che prima non esistevano.
Un soggetto che non ci mette né faccia né nome e spara a zero su tutti (al di là delle appartenenze politiche, sia chiaro) per me è da osservare con attenzione. Troppe volte, in questi anni, ho dovuto gestire tentativi di “regolamenti di conti” a base di accuse e diffamazioni varie attraverso il gruppo, soprattutto durante le campagne elettorali. Il rischio è che uno strumento creato per tutti diventi il megafono di pochi. E questo, a me, non sta bene.
Per questo, l’inizio della nostra conoscenza è stato un po’ burrascoso. Poi ho conosciuto Paolo e ho scoperto che, al di là di una certa “ruvidità” nei modi, sei animato da buone intenzioni e spirito civico, che sono delle rarità oggi.
Penso che Ticronometro sia un progetto importante, purtroppo sottovalutato e ignorato da un “establishment” che non ne coglie il potenziale e non ha voglia di investirci. Oggi è visto come un portale fastidioso, che “fa la punta alle matite”, che “non si capisce dove voglia arrivare”.
In realtà è un esempio brillante di tecnologia al servizio della conoscenza e della comprensione. Su molte delle delibere e delle decisioni che riguardano la cittadinanza, molti concittadini consultano con maggiore facilità le pagine del tuo sito, i tuoi report e statistiche, più che i canali ufficiali e istituzionali.
Il rischio è che su certe questioni complesse si inneschi un meccanismo di eccesso di semplificazione, che può diffondere il messaggio sbagliato. In ogni caso, aiutare a comprendere meglio e in maniera trasparente è un valore assoluto, che andrebbe perseguito da chiunque abbia a che fare con la gestione delle Cose Pubbliche.
Per questo ti dico “Bravo!”, anche quando, su diverse questioni, non sono d’accordo con te!
Ma siamo qui, per una volta, per parlare di me e di “Lions Club International”. 


Non le solite domande (perché sennò, che gusto c’è?)
Parto da lontano.
Tra il 2005 e il 2007 lavoravo in un’azienda in cui il mio datore di lavoro si era iscritto ai Lions. In quei due anni ho avuto modo di osservarli da vicino. Anche perché — come ben sai — sul piano comunicativo ero piuttosto sveglio. A quei tempi non c’era la tecnologia di oggi e, quindi, venivi “sfruttato” per colpire a livello comunicativo… e io, in effetti, collaboravo con il mio capo.
Cosa mi diceva il mio capo?
Che era entrato nei Lions perché il suo circolo era composto da grandi industriali torinesi: voleva conoscerli da vicino, creare contatti, sfruttare le conoscenze. E poi, magari, partecipare a qualche iniziativa per apparire un po’ — e, in un certo senso, per “ripulirsi la coscienza”.
Ora, sono passati quasi vent’anni, e nel frattempo il mondo è cambiato. Anzi: è stato letteralmente sconvolto.
Alla luce di tutto ciò… cosa sono oggi i Lions Club?
Da fuori, una bella differenza si nota. Ma mi piacerebbe che fossi tu a spiegarcelo, con
parole tue.


Preciso subito che non posso parlare di cosa fosse LCI prima del 2023, anno in cui ne sono entrato a far parte.
Come tanti, pensavo fosse un’associazione di persone con buone intenzioni, spesso di una certa età, sedute principalmente a tavola a fare beneficenza firmando assegni. Non nego che questo modello di lionismo esista ancora, ma non è certo la direzione in cui l’Associazione, a livello locale e globale, si sta muovendo.
Siamo un Club di Servizio: ovvero un gruppo di persone unite da valori di solidarietà e impegno civico, che vogliono generare un impatto concreto nella società.  Il nostro Lions Club, il Caselle Torinese Airport, è formato da persone che considero di grande cuore e valore.  Al di là del ruolo professionale o sociale di ciascuno, ci mettiamo in gioco per progettare e realizzare Service che siano realmente utili per le cause che sosteniamo.
I Lions che conosco — anche al di fuori del nostro Club — condividono questi valori. E l’organizzazione li valorizza, con un sistema che premia l’impegno e restituisce riconoscimenti e feedback continui. Se ci pensi, il fatto che un “neofita” come me, dopo soli tre anni, sia diventato Presidente di Club è un segnale forte. In un Paese dove spesso “solo l’età di servizio fa grado”, è un gesto che ha un significato preciso.


Entriamo nel vivo
Da quanto tempo sei iscritto ai Lions? Perché lo hai fatto?
E  domanda importante, perché sai che amo i numeri — in percentuale, quanto tempo della tua settimana dedichi ai Lions?


Come ti dicevo, sono un Lion relativamente giovane.
Sono entrato in contatto con l’Associazione grazie (o a causa della?) alla mia visibilità online e dell’impronta valoriale che traspare dal modo in cui gestisco il gruppo Facebook di Caselle.
Ammetto che ho iniziato a considerare l’idea di entrare nei Lions perché nel Club erano già presenti persone che stimo e ritengo di grande valore e questo mi ha fatto sentire onorato e motivato all’idea di condividere con loro progettualità e appartenenza.
Ci ho messo un po’ a capire quanto questo gruppo fosse realmente impegnato nella collettività, senza secondi fini, ma con vero spirito di servizio.
In questi anni, prima come Officer e poi come Vicepresidente, il mio impegno è cresciuto molto. Ma in un gruppo dove si lavora in sinergia, ognuno dà il proprio contributo in modo costruttivo e partecipato, nei tempi e nei modi che può.
L’anno che mi aspetta sarà sicuramente più impegnativo: ho visto quanto la Presidenza abbia richiesto a Maruska Benedetto — che ringrazio per avermi scelto come Vice — ma anche in questo caso, se c’è un senso e una progettualità da portare avanti, la fatica diventa sostenibile.
Per rispondere alla tua domanda sui numeri: non ho una percentuale esatta, ma cerco di tenere in equilibrio famiglia, lavoro, impegni sociali e tempo libero. Ogni tanto l’equilibrio vacilla, è normale. Ma finché tutto ha un senso, per me va bene così.


Ora sei presidente. E come ogni presidente — ma anche come ogni imprenditore — avrai
sicuramente in testa una scaletta:
● cose da fare,
● cose da consolidare,
● cose da migliorare,
● e cose nuove da portare.
Quali sono, concretamente, le tue priorità per questi due anni di mandato? 
E soprattutto: quali sono i valori del Lions che senti più vicini al tuo modo di essere e di agire?
In che modo ti guidano nelle scelte che fai, dentro e fuori dal club? 


Intanto preciso che il mandato da Presidente dura un solo anno, non due.
E trovo molto sano questo principio di rotazione: permette a tutti di mettersi in gioco e impedisce che un Club, fondato su valori e progettualità condivisi, diventi “la cosa di qualcuno”.
Non è così ovunque, ma nel nostro gruppo questa regola è fondamentale. È anche il modo migliore per dare il massimo nel tempo limitato che si ha a disposizione.
Il Club non è il Presidente. Anzi. 
Senza il gruppo di soci che condividono valori, tempo ed energie, non saremmo riusciti a donare attrezzature ginniche per persone con disabilità — installate nella palestra a cielo aperto del Prato della Fiera — o a sostenere le chiese della nostra città, oltre a tanti altri progetti, anche internazionali, che hanno portato aiuto concreto dove ce n’era bisogno. Il motto “We Serve” dice proprio questo: “dove c’è un bisogno, c’è un Lions”.
Per quanto riguarda i valori, credo di averne già parlato chiaramente, quindi passo alla progettualità del mio anno da Presidente.
A breve, molti Medici di Famiglia di Caselle si trasferiranno nei locali della ex scuola Collodi, in Piazza Boschiassi. Quel centro medico, nel cuore del paese, diventerà un punto nevralgico della città.
Stiamo organizzando un incontro con i medici per capire bisogni specifici e condividere idee per trovare il modo di rendere il Centro più efficiente e accogliente: migliorare il servizio dei dottori e rendere l’attesa dei pazienti più confortevole possibile. Non sappiamo ancora quali attrezzature o supporti potremo donare a fine anno lionistico: dipenderà tutto da quanto raccoglieremo con i nostri service e dalle esigenze che emergeranno.
E qui lancio un appello: ogni euro raccolto tramite service o donazioni private viene reinvestito nei progetti solidali che portiamo avanti.
Quando vedete su Facebook o Whatsapp la locandina di un evento del Lions Caselle Torinese Airport, sappiate che il nostro intento è duplice: informare, intrattenere, farvi trascorrere bei momenti… ma anche raccogliere risorse per chi ha bisogno. Aiutateci ad aiutare!


Il volontariato, oggi
Com’è cambiata la tua visione del volontariato da quando hai assunto questo ruolo?
(lo so, sono passati solo pochi giorni… ma mi porto avanti!)
Quali sono le iniziative di cui la tua sezione va più fiera?
C’è stato un progetto o un evento che ha lasciato davvero il segno nella comunità?
Che rapporto avete con le istituzioni locali? Collaborate spesso?
E infine: come scegliete ogni anno i temi o le cause da sostenere?
Conta di più la continuità o la sensibilità del presidente in carica?


Come giustamente fai notare, non ho ancora nemmeno un giorno alle spalle da Presidente, quindi non posso parlare di un vero cambiamento di prospettiva da parte mia.
È vero però che sapevo da tempo di poter essere eletto, non per nomina ma per votazione interna. E quando questo è accaduto, ho iniziato a dare forma concreta a una serie di idee — che, ovviamente, devono essere condivise e approvate dal Club.
Fare volontariato oggi è difficilissimo, soprattutto quando non c’è alcuna convenienza personale o economica. La chiave, secondo me, è tenere sempre aperto il dialogo e portare avanti le idee in modo che diventino davvero patrimonio di tutti, evitando personalismi e protagonismi.
Abbiamo la fortuna di essere un gruppo coeso, che comunica, si ascolta e condivide i valori alla base del nostro impegno. Può sembrare una frase retorica, ma è la realtà.
Spero di riuscire a mantenere questo spirito e, se possibile, far crescere il gruppo coinvolgendo nuove persone che credano nella nostra progettualità.
Il Service annuale — in questo caso il supporto al futuro Centro dei Medici di Famiglia di Caselle — viene proposto dal Presidente entrante a tutto il Club. Ma senza una reale condivisione, non si va lontano.
Ecco perché è fondamentale individuare una causa che sentiamo davvero nostra e non solo di chi la propone.
Per quanto riguarda i rapporti con le Istituzioni, direi che abbiamo costruito una reputazione solida, che ci permette di dialogare al meglio con tutti: dall’Amministrazione comunale alle scuole, dai medici alle Forze dell’Ordine, fino alle tante associazioni presenti sul territorio di Caselle.
Non mi avventuro in elenchi di ringraziamenti, perché quasi certamente dimenticherei qualcuno, ma gran parte delle nostre iniziative nasce proprio da uno spirito di cooperazione collettiva che, quando c’è, fa davvero la differenza.


Chi c’è, chi manca
Un’altra curiosità: guardando le foto che circolano, bene o male conosco quasi tutti i soci.
Ognuno avrà avuto i suoi motivi per entrare nel club, ma una cosa salta all’occhio: vedo pochi giovani.
Da fuori, sembra quasi che far parte del Lions sia anche un modo per “certificare” una certa posizione sociale.
Cioè: se hai una posizione, per consolidarla… devi esserci. E per i giovani questo, forse, è un po’ più difficile.
È così? Ce lo spieghi tu?
E lasciamo pure da parte quello che ha rappresentato per te l’essere nei Lions — che già ce lo hai raccontato.
Perché secondo te, oggi, le persone scelgono di far parte del Lions Club?
E soprattutto: prevedi di coinvolgere i giovani?


Oggi far parte di Lions Club International significa partecipare ad un’organizzazione che persegue valori etico-morale, più che socio-economici. Questo sì, e va detto con chiarezza.
Sul piano anagrafico, non hai torto: a livello globale, LCI — come molte (forse quasi tutte) le associazioni — soffre di un ricambio generazionale insufficiente. Questo porta inevitabilmente i Club a diventare sempre più “agée”.
Le cause sono molte e non tutte riconducibili a colpe o scelte sbagliate da parte del mondo dell’associazionismo. La società è cambiata profondamente negli ultimi trent’anni.
Stili di vita diversi, precarietà economica, maggiore frammentazione sociale e meno tempo da dedicare agli altri. Per molti, oggi, vivere e sopravvivere è già una sfida quotidiana.
Nel nostro caso specifico, come LC Caselle Torinese Airport, abbiamo un’età media sensibilmente più bassa rispetto ad altri Club. E questo si riflette nel nostro modo di stare in piazza e lavorare sul territorio per dare forma concreta ai progetti.
Chiedersi se “vorremmo portare i giovani nei Lions” è quasi superfluo: il 99% delle associazioni vorrebbe avere più giovani tra i propri membri.
Ma spesso volerli “portare” non significa poi davvero “dare spazio” ai giovani. Al contrario: a volte si cercano solo nuovi esecutori per modelli organizzativi vecchi.
In questo senso, la mia storia personale dentro l’Associazione parla chiaro: nei Lions, il giovane (nel mio caso, in termini di anni di servizio) viene ascoltato, rispettato e coinvolto.
Non tanto per eseguire, ma soprattutto per contaminare il contesto con idee ed energie nuove. La composizione degli officer del prossimo anno, il “direttivo” del nostro Club, conferma quanto dico: ho potuto proporre la squadra, scegliendo liberamente tra soci con una consolidata esperienza lionistica alle spalle e, al contempo, con soci giovani tanto quanto me, se non di più.
Più che attrarre “giovani” in senso anagrafico, dunque, il mio obiettivo è attrarre energie giovani: persone con voglia di fare, di partecipare, di essere parte attiva del cambiamento che cerchiamo di costruire.


E ora… la domanda delle domande Domanda a cui, naturalmente, puoi anche non rispondere.
Potrebbe mai Paolo Barberi — un semplice consulente, non proprio ben visto da certi ambienti casellesi — entrare nei Lions?
Considerando che non ama apparire, detesta mettersi in vetrina e — soprattutto — ha un’avversione quasi ideologica per giacca e cravatta…
È un caso umano da escludere a priori, o c’è speranza anche per lui?
Hai capito bene: è una domanda scherzosa…
ma se non si ride un po’, che Lions sareste?


Dipende! Non è una questione di professione o di outfit, ma semmai di predisposizione a far parte di un gruppo. Secondo te, Paolo Barberi e Luigi Ticronometro come si troverebbero in uno spazio condiviso? 🙂
Paolo, ti ringrazio per l’intervista e l’interesse che, questa volta, hai rivolto tu a me!
Alla prossima

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