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Il piano regolatore e il sindaco di SimCity 2000

by Redazione Ticronometro

Nel corso di un’esistenza segnata da cinque decenni di intrighi e vicende complesse, ho attraversato epoche e osservato scenari che, parafrasando visioni di un futuro immaginifico quale quello dipinto in “Blade Runner”, si diramano oltre l’immaginario collettivo. In questo viaggio attraverso il tempo, ho calcato le scene di un periodo in Sicilia ove la Democrazia Cristiana dispiegava la sua più rigogliosa espansione, un’era contrassegnata da opere grandiose, le cosiddette cattedrali nel deserto, monumenti di un ambizioso ma talvolta illusorio progresso.

Riflettendo su quegli anni, non posso tralasciare un leitmotiv persistente, una sorta di rituale che si ripeteva con cadenza quasi liturgica ad ogni tornata elettorale. Ero testimone di un curioso balletto: imprenditori e proprietari terrieri, ora con il sorriso ora con la lacrima, si alternavano in scenari di gioia e disappunto, di conflitti e riconciliazioni, con chi un giorno posssedeva  un capannone per ritovarsi  nello stesso punto la possibiltà di farsi la villetta nella tornata successiva.  Tutto questo teatro umano aveva come sfondo la modulazione del piano regolatore, che sembrava danzare al ritmo delle elezioni, modellandosi in base alle nuove figure di potere che si avvicendavano al comando.

Gli anni si sono susseguiti, e con essi le stagioni della vita pubblica e privata hanno visto trasformazioni, evoluzioni e talvolta rivoluzioni. Eppure, nonostante il corso degli eventi abbia eroso molte certezze, lasciando in eredità un panorama mutato, vi è un pilastro che permane inossidabile: l’importanza cruciale del piano regolatore all’interno dell’amministrazione comunale. Questo strumento, fulcro di ogni politica territoriale, continua a detenere un ruolo cardine, un’ancora di salvezza in un mare di cambiamenti, testimoniando che alcune pratiche, pur evolvendosi nel metodo, conservano un’essenza immutabile nel tempo.

Così, in questo ricordo velato da un sapore di nostalgie e riflessioni, si cela la consapevolezza che, nonostante le epoche si succedano e le modalità possano variare, vi sono elementi di continuità che trascendono le singole esperienze, legando indissolubilmente passato, presente e futuro in un ciclo senza fine.

Uno dei principi fondamentali del Piano Regolatore è  quello di stabilire un collegamento diretto tra amministrazione, cittadini e associazioni  che ha lo scopo di instaurare  un dialogo aperto basato sulle necessità di tutta la popolazione. Tuttavia, questa idea sembra più un’utopia che realtà, manifestandosi solo in rari casi e, sicuramente, non nelle nostre aree.

Perchè i politici sembrano riluttanti ad impegnarsi in discussioni franche con il popolo, e tutto ciò nonostante i cambiamenti significativi nei tempi, perchè il filo rosso di intrighi e giochi di potere persiste, come se il passato della prima repubblica fosse ancora molto presente.

Con una vena di nostalgia e un pizzico di ironia, vorrei guidarvi attraverso questa intricata questione  per farvi  capire  l’importanza   del piano regolatore  e fare ciò utilizzo  un esempio che mi ha illuminato questa area nebulosa e che mi è stato di grande aiuto.

Ricordo i giorni dell’università, le notti insonni trascorse davanti a un monitor CRT, insieme a un piccolo gruppo di studenti che erano più che studenti erano  amici. Tra di noi c’era il genio del computer, che ora  progetta componenti per  satelliti da lanciare nello spazio. Era riuscito a fare una copia pirata di un gioco e a modificare i PC della residenza universitaria per poterci giocare, nonostante non fosse previsto. Questo, in fondo, è anche un modo di imparare, specialmente per chi studia ingegneria elettonica con la passione dell’informatica. Ma non divaghiamo troppo e torniamo al nostro discorso. Con un mouse in una mano  e l’altra sulla tastiera, giocavamo a “SimCity 2000” su quei vecchi computer Olivetti, rumorosi come trattori. “SimCity 2000″, signori e signore, non era semplicemente un gioco.

Era un corso intensivo di urbanistica, un master in gestione delle crisi urbane e, forse, ti offriva un’esperienza di democrazia diretta in cui vincevi se e solo se  “tutti” i cittadini virtuali erano soddisfatti del tuo operato.

Chi avrebbe mai immaginato che gestire una città virtuale potesse insegnarci così tanto sul mondo reale? In effetti, molte cose nel reale non funzionano e, osservando quel gioco, capimmo  il perché. Nel reale non si conosce fino in fondo il significato di “comunità”, mentre nel gioco esso costituisce il fondamento.

Lezioni di Urbanistica by “SimCity 2000”

Bilanciamento delle Zone: Il gioco ci insegnava a bilanciare le zone residenziali con quelle commerciali e industriali, un po’ come nella vita reale. Dovevi accontentare le lamentele dei cittadini virtuali, ma lì era più facile non potendo distinguere tra chi ti aveva votato e chi no. Chi avrebbe mai pensato che fosse così difficile accontentare tutti? Eppure, facendo le scelte giuste, i cittadini virtuali non si lamentavano e si poteva proseguire nel gioco.

Gestione delle Risorse: Dovevamo fornire elettricità, acqua e servizi, parchi piazze, strade  senza mandare in bancarotta la città, e cosa importante prima di costruire le case. Era una sorta di tetris finanziario, dove ogni scelta sbagliata poteva significare la fine della partita (o della carriera politica).

Sostenibilità e Sviluppo: Il gioco ci mostrava l’importanza di piantare alberi e creare parchi, un primo passo verso il diventare attivisti ambientali, ma con la comodità di farlo seduti.

Risposta a Crisi e Disastri: Ah, i disastri naturali! Chi di noi non ha distrutto la propria città almeno una volta con un tornado, solo per vedere cosa succedeva? Era un ottimo modo per imparare a gestire le crisi.

In Conclusione

“SimCity 2000” non era solo un passatempo, ma una vera e propria simulazione della vita di un amministratore locale, con tutti i suoi drammi e dilemmi. Chi l’avrebbe detto che quei giorni spensierati mi avrebbero offerto una prospettiva così acuta su un tema tanto complicato come il piano regolatore?

Forse, la prossima volta che ci troveremo davanti a una scelta urbanistica complessa, potremmo chiederci: “Cosa farebbe il sindaco di SimCity?” E chissà, magari scopriremo che quegli “esseri immondi” dei programmatori di videogiochi avevano previsto tutto questo molto tempo fa, insegnandoci che senza servizi e spazi pubblici, e non dosando i giusti  volumi di cemento la nostra città ideale resterebbe solo un’utopia pixelata.

 

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