Navigare nel mare del web alla ricerca di storie su quella meraviglia chiamata politica partecipativa è diventato uno dei miei passatempi preferiti negli ultimi anni. Ammettiamolo, viviamo in un’epoca in cui l’apatia politica sembra essere lo sport nazionale, alimentando quel grande club del “partito del sofà”. Questo club, con una fedeltà degna di miglior causa, vede i suoi consensi schizzare alle stelle nei momenti topici della democrazia: le elezioni. E poi ci sono i movimenti anti-sistema o (neo)populisti, che sembrano uscire dal cilindro di un mago ogniqualvolta il pubblico batte le mani per un po’ di sano scompiglio.
In questo scenario, ho assistito alla nascita eroica dei primi bilanci partecipativi, come se fossero piccoli bat-segnali lanciati nel cielo notturno della politica, segnali di speranza per noi cittadini. E poi ci sono stati quei sindaci, quasi usciti da una favola, che una volta eletti hanno convocato non solo gli avversari politici ma anche l’intera cittadinanza, proclamando: “Ragazzi, ora basta litigare. Ditemi una cosa che volete fare subito per il bene del paese e la facciamo insieme.” Quasi ti aspetti che in sottofondo parta la colonna sonora di “We are the World“.
Ma, oh, non finisce qui! Ho visto anche varianti di questa democrazia partecipativa che farebbero sorridere il più scettico degli osservatori. Situazioni in cui, per non scontentare nessuno, si è inventata una versione della politica partecipativa che più che una strategia di coinvolgimento sembra una magistrale evasione dalle responsabilità. Un po’ come il gioco del “caldo e freddo”: “Non volevate questo? E ora che l’abbiamo fatto, non va bene? Beh, l’idea è stata vostra, avete deciso voi, io ero solo di passaggio...”. Un atteggiamento che ricorda vagamente quello di Alessandro Borghese quando, nella trasmissione “4 Ristoranti”, lascia che siano i concorrenti a giudicarsi a vicenda, mentre lui si allontana con un sorrisetto, come a dire: “Io? Io non c’entro, sono solo il presentatore, hanno fatto tutto loro!.”
Insomma, tra un click e l’altro, mi ritrovo spesso a sorridere, a sospirare, ma soprattutto a riflettere su come questa nostra democrazia, con tutti i suoi limiti e le sue possibilità, continui a essere un’opera aperta, un cantiere in perenne evoluzione dove, a volte, l’ironia può essere la chiave per comprendere e apprezzare la complessità del vivere collettivo.
Ma cosa è questa democrazia partecipativa? cerco di spiegarvelo, aggiungendo così un altro capitoletto nella rubrica di Ticronometro, “Telospiego“, sperando di fare cosa gradita.
La democrazia rappresentativa, pilastro delle società europee e non solo, sta attraversando un periodo di crisi profonda, caratterizzata da un calo marcato della partecipazione elettorale, degli iscritti ai partiti e della fiducia nelle istituzioni. La democrazia partecipativa la possiamo definire come la ricerca di nuove forme di coinvolgimento democratico per rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni.
La democrazia partecipativa rappresenta un modello di governance che si pone l’obiettivo di aumentare l’attiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale politico e amministrativo, andando oltre il tradizionale modello di democrazia rappresentativa, in cui i cittadini delegano il potere decisionale a rappresentanti eletti. Questa forma di democrazia mira a coinvolgere direttamente le persone nelle decisioni che influenzano la loro vita quotidiana e la comunità in cui vivono, promuovendo una maggiore responsabilità, trasparenza e inclusione.
La democrazia partecipativa si manifesta attraverso una varietà di strumenti e pratiche, tra cui:
Bilancio Partecipativo: introdotto per la prima volta a Porto Alegre nel 1989, offre ai cittadini la possibilità di decidere direttamente su una parte del bilancio comunale. Questo strumento ha dimostrato di poter colmare il divario tra cittadini e istituzioni, incoraggiando la partecipazione attiva e la condivisione di idee innovative per lo sviluppo urbano. Nonostante i suoi successi, il bilancio partecipativo affronta ancora sfide legate al suo impatto limitato e alla partecipazione effettiva, che rimane una frazione degli aventi diritto.
Consultazioni Pubbliche: Le amministrazioni possono organizzare incontri pubblici o consultazioni online per raccogliere opinioni, suggerimenti e feedback da parte dei cittadini su specifiche politiche, progetti o leggi in fase di elaborazione.
Piattaforme di E-democracy: L’uso di tecnologie digitali offre nuove possibilità per coinvolgere i cittadini nel dibattito pubblico e nel processo decisionale, tramite sondaggi, forum online e piattaforme di partecipazione civica.
Consigli di Quartiere o di Comunità: Questi organi, composti da cittadini volontari, funzionano come intermediari tra la comunità locale e l’amministrazione comunale, portando avanti le esigenze e le proposte dei residenti.
Urbanistica Partecipativa: L’urbanistica partecipata, invece, si concentra sul coinvolgimento dei cittadini nella pianificazione e nel disegno urbano, promuovendo la corresponsabilizzazione e la co-progettazione. Questa forma di partecipazione ha il potenziale di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e di influenzare in modo significativo le decisioni urbane. Tuttavia, come il bilancio partecipativo, anche l’urbanistica partecipata deve affrontare sfide legate alla reale capacità di influenzare le grandi decisioni e alla tendenza di essere ‘catturata’ da interessi già consolidati.
Consigli del Cibo (Food Councils):I Consigli del cibo emergono come un’ulteriore evoluzione della democrazia partecipativa, puntando a coinvolgere i cittadini nella definizione delle politiche locali del cibo per promuovere sostenibilità ambientale e giustizia sociale. Questi consigli rappresentano un esempio di come la partecipazione attiva possa estendersi a settori specifici, con l’obiettivo di rendere le pratiche di consumo e produzione più sostenibili e inclusive
Le esperienze di democrazia partecipativa, nonostante le sfide e i limiti, offrono lezioni preziose per il futuro delle nostre democrazie. Per avere successo, queste iniziative devono essere integrate come strumenti complementari alla democrazia rappresentativa, garantendo una comunicazione efficace e un coinvolgimento ‘a monte’ della cittadinanza nel processo decisionale. Solo così potremo sperare in una democrazia più inclusiva, responsabile e capace di rispondere alle esigenze e alle sfide del nostro tempo. Esistono diversi casi in italia di comuni in cui vine ampliamente utilizzata
La democrazia partecipativa non sostituisce la democrazia rappresentativa ma la integra, offrendo ai cittadini maggiori opportunità di esercitare un controllo diretto sulle decisioni politiche e di contribuire attivamente alla vita della comunità.
In Italia, la democrazia partecipativa ha preso piede attraverso varie iniziative e pratiche che mirano a coinvolgere direttamente i cittadini nel processo decisionale. Questi esempi spaziano dal bilancio partecipativo all’urbanistica partecipata, fino a includere piattaforme di e-democracy e consigli di quartiere. Di seguito, alcuni esempi significativi di come la democrazia partecipativa si manifesta in Italia:
1. Bilancio Partecipativo
- Grottammare (AP): Uno dei primi comuni italiani ad adottare il bilancio partecipativo, permettendo ai cittadini di decidere su una parte del bilancio comunale attraverso assemblee pubbliche e votazioni.
- Torino: La città da diveri anni ha implementato un processo di bilancio partecipativo chiamato “Decidi Torino“, attraverso il quale i cittadini possono proporre e votare progetti per l’utilizzo di fondi comunali destinati a miglioramenti urbani e sociali.
2. Urbanistica Partecipata
- Bologna – Piani di Zona: Bologna ha intrapreso processi di urbanistica partecipata per la riqualificazione di alcune aree della città, coinvolgendo i cittadini nella definizione degli interventi attraverso incontri e laboratori.
- Milano – Piano di Governo del Territorio (PGT): Milano ha adottato un approccio partecipativo nella revisione del suo Piano di Governo del Territorio, organizzando incontri pubblici e consultazioni online per raccogliere contributi dai cittadini.
3. Piattaforme di E-Democracy
- Roma Partecipa: La piattaforma online gestita dal Comune di Roma mira a coinvolgere i cittadini nella discussione su temi importanti per la città, dalla mobilità urbana alla cultura, attraverso la raccolta di proposte e commenti.
- Decide Milano: Una piattaforma digitale che permette ai milanesi di partecipare alla vita politica della città, proponendo iniziative, partecipando a consultazioni e monitorando l’attuazione delle politiche urbane.
4. Consigli di Quartiere e Comunità
- Firenze – Quartieri 5.0: A Firenze, i Consigli di Quartiere rappresentano un’istanza di partecipazione diretta dei cittadini, attraverso la quale possono esprimere opinioni e proporre progetti per il miglioramento del proprio quartiere.
5. Iniziative Settoriali
- Consigli del Cibo: In diverse città italiane, tra cui Milano e Torino, sono stati istituiti Consigli del Cibo come spazi di partecipazione dedicati alla definizione di politiche alimentari locali sostenibili e inclusive.
Questi esempi dimostrano l’interesse crescente in Italia per forme di democrazia che vanno oltre la semplice rappresentanza, cercando di rendere i cittadini protagonisti attivi nelle decisioni che influenzano la loro comunità. La democrazia partecipativa, attraverso questi e altri strumenti, offre la possibilità di rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni, promuovendo una maggiore trasparenza, responsabilità e inclusione nei processi decisionali.