Ci sono tanti modi per fare politica, ma pochi per ascoltare davvero.
Uno di questi è il sondaggio: lo strumento più semplice e al tempo stesso più trascurato della democrazia.
Una manciata di domande, ma un potere enorme quello di trasformare la percezione individuale in un dato collettivo, in una voce comune.Spesso, però, i sondaggi vengono ignorati, sottovalutati.
Noi, su Ticronometro, li consideriamo l’esatto contrario: un atto civico, un esercizio di libertà e trasparenza.Perché chiedere ai cittadini cosa pensano non è un vezzo statistico, è una forma di rispetto.
È dire: “la tua opinione conta quanto quella di chi decide”.Ecco perché continuiamo a proporli, a raccogliere risposte, a leggere i commenti (anche quelli più duri).
Perché dentro quei dati, dentro quelle percentuali, c’è il racconto più vero di una città e del suo rapporto con le istituzioni.Il sondaggio sul servizio rifiuti del Consorzio di Bacino 16 e SETA S.p.A. ne è un esempio concreto: 409 cittadini che non si sono limitati a lamentarsi, ma hanno scelto di partecipare.
E in un tempo in cui tutti parlano e pochi ascoltano, questo è già un piccolo gesto di democrazia vissuta.
✍️ Redazione Ticronometro
Solo il 4% dei cittadini si dichiara soddisfatto. Oltre la metà giudica “pessimo” il rapporto tra TARI e servizio.
410 cittadini dei 29 Comuni del Consorzio di Bacino 16 (CB16) hanno partecipato al sondaggio promosso da Ticronometro.com tra ottobre e novembre 2025 per valutare la qualità del servizio di raccolta rifiuti gestito da SETA S.p.A.
Un’iniziativa civica nata per misurare, con numeri e testimonianze, il livello di soddisfazione dei cittadini e il reale impatto della gestione rifiuti sul territorio.
Il risultato? Una valanga di insoddisfazione: la maggioranza dei rispondenti boccia senza appello la qualità del servizio, la frequenza dei ritiri e il rapporto con la tassa TARI.
🗺️ I Comuni più partecipativi
Il sondaggio ha coinvolto tutti i Comuni del Consorzio, ma la partecipazione è stata trainata dai territori più popolosi:
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Caselle Torinese: 40% dei partecipanti
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Volpiano: 20%
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Gassino Torinese: 10%
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Leinì: 7%
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Borgaro Torinese: 6%
Seguono Mappano, San Mauro e Settimo con percentuali inferiori, mentre nei comuni più piccoli la partecipazione è stata quasi simbolica.
Un dato che conferma come il malcontento sia più avvertito nelle aree densamente abitate, dove il servizio ha maggior impatto visivo e quotidiano.
📉 Soddisfazione ai minimi storici
La prima domanda – “Quanto sei soddisfatto del servizio di raccolta differenziata nel tuo Comune?” – fotografa una realtà impietosa:
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37%: per nulla soddisfatto
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22%: poco soddisfatto
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15%: mediamente soddisfatto
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Solo 5% si dichiara molto soddisfatto
In altre parole, quattro cittadini su cinque esprimono un giudizio negativo o fortemente critico.
💰 TARI: costi alti, fiducia bassa
Se la raccolta divide, la TARI unisce: ma nella protesta.
Il 45% degli intervistati giudica pessimo il rapporto tra la tassa pagata e la qualità del servizio ricevuto, mentre un ulteriore 26% lo ritiene scarso.
Appena il 2% lo valuta ottimo.
Molti commenti evidenziano un senso di ingiustizia diffuso:
“Si paga sempre di più per un servizio dimezzato.”
“Con l’indifferenziato ogni 15 giorni, ma le bollette sempre più care.”
🗑️ Tre problemi dominano il sondaggio
Su 409 partecipanti, quasi tutti hanno segnalato uno o più disservizi ricorrenti.
I più citati:
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Raccolta quindicinale dell’indifferenziato (59%) – considerata la principale causa di disagio, soprattutto nei mesi estivi.
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Ritardi o mancati ritiri dei rifiuti (58%) – frequenti anche dopo scioperi o festività, senza passaggi di recupero.
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Cassonetti pieni o sporchi (57%) – segno di carenze manutentive e igieniche.
Seguono:
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Rifiuti abbandonati (29%)
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Scarsa pulizia delle strade (22%)
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Comunicazioni poco chiare (10%)
Solo il 5% dichiara di non aver riscontrato problemi.
💬 Le voci dei cittadini: “Paghiamo noi.. i loro errori”
Le risposte aperte contengono oltre 300 commenti, spesso dettagliati e accorati.
Il tono medio è di delusione e sfiducia, ma non mancano proposte costruttive.
Ecco alcuni estratti rappresentativi:
“Siamo noi cittadini a fare la raccolta, a segnalare i disservizi e a lavarci i bidoni. SETA incassa e non risponde.”
“In 20 anni i cassonetti non sono mai stati lavati.”
“Dopo gli scioperi, un mese intero senza ritiro dell’indifferenziato.”
“Il paese è sporco, i mezzi non passano, ma la tassa aumenta.”
Molti cittadini sottolineano anche l’assenza di controlli effettivi sul corretto conferimento e una gestione disorganizzata delle emergenze, come guasti o sospensioni improvvise del servizio.
🌱 Punti positivi (pochi, ma reali)
Solo il 44% dei partecipanti ha segnalato almeno un aspetto positivo.
Tra questi:
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Cortesia del personale (11%)
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Raccolta puntuale in alcune zone (6%)
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Migliore qualità della differenziata (6%)
Ma la maggioranza assoluta (56%) non riconosce nessun punto di forza nel servizio attuale.
📊 Giudizi su CB16 e SETA: due voti, stessa bocciatura
Il giudizio complessivo su entrambi gli enti è durissimo.
Consorzio CB16:
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“1 = scarso” per il 43%
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“2 = insufficiente” per il 19%
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Solo il 3% si dice pienamente soddisfatto.
SETA S.p.A.:
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“1 = scarso” per il 43%
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“2 = insufficiente” per il 21%
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Solo il 4% promuove l’azienda.
In sostanza, la fiducia nei due soggetti che gestiscono il ciclo dei rifiuti è ai minimi storici.
💡 I suggerimenti: cosa chiedono i cittadini
Le proposte più frequenti possono essere riassunte in cinque punti chiave:
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Ritorno alla raccolta settimanale dell’indifferenziato, almeno nei mesi estivi.
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Lavaggio periodico dei cassonetti e miglior igiene nelle aree di raccolta.
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Pulizia strade anche in periferia e non solo nei centri.
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Più mezzi, più personale, meno burocrazia.
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Tariffe più eque e sistemi premianti per chi differenzia correttamente.
Non mancano i toni più duri:
“Cambiate società o cambiate mestiere.”
“Smettetela di dare la colpa ai cittadini.”
“In altri Paesi la differenziata è un modello, qui è una barzelletta.”
🧾 Un malcontento che viene da lontano
Il peggioramento percepito dal 56% degli intervistati non nasce dal nulla:
dal 2023 in poi, il servizio ha subito riduzioni nei passaggi, variazioni di calendario e problemi organizzativi legati alla gestione dei turni e alla carenza di personale.
Molti Comuni lamentano anche ritardi nella riapertura degli ecocentri e difficoltà di contatto con gli uffici del Consorzio.
A ciò si aggiunge la crescita costante della TARI, che in molti casi ha superato i 350 euro annui per famiglia, nonostante le promesse di contenimento dei costi.
📉 Conclusioni: un campanello d’allarme per il sistema rifiuti
Il sondaggio di Ticronometro mette nero su bianco ciò che molti cittadini percepivano da tempo:
un servizio che non risponde più alle esigenze reali e un sistema che rischia di perdere del tutto la fiducia dei contribuenti.
Il messaggio è chiaro:
“Meno slogan, più spazzatura raccolta.”
Serve una svolta gestionale e politica, capace di restituire efficienza, igiene e trasparenza a un servizio essenziale per la qualità della vita e per il rispetto dell’ambiente.
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