Il nostro Tecnosondaggio sull’internet casellese ha iniziato a restituire un quadro molto chiaro – e non sempre lusinghiero – della situazione. I dati raccolti, consultabili in tempo reale qui, mettono in luce differenze profonde tra chi può navigare a 700 megabit e chi, nel 2025, resta fermo a una ADSL da 10 mega.
FTTH: l’élite della fibra
La fibra fino a casa (FTTH) si conferma la tecnologia più performante.
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Le velocità registrate superano tranquillamente i 600-700 Mbps in download e 300 Mbps in upload, con punte massime di 750 Mbps.
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Gli operatori più presenti risultano TIM, Iliad e Fastweb.
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Non mancano però segnalazioni critiche: un utente TIM con oltre 400 Mbps lamenta che la connessione sia “instabile”. La dimostrazione che la velocità non è tutto.
FTTC: il regno del “misto rame”
La maggioranza delle segnalazioni riguarda la FTTC, la “fibra mista rame”.
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Le velocità oscillano moltissimo: da 16 Mbps fino a max 150 Mbps.
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TIM è l’operatore più diffuso, seguito da Fastweb, WindTre e SkyWifi.
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I commenti parlano chiaro: “Fibra misto rame con scarsi risultati” oppure “Connessione lenta e non affidabile”.
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Non mancano note di speranza: “Hanno appena installato l’armadietto FiberCop, si spera nell’attivazione della FTTH a breve”.
ADSL: la resistenza del passato
Nonostante i proclami sulla copertura totale in fibra, ci sono ancora diverse famiglie costrette ad usare l’ADSL.
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Velocità misurate: da 5 Mbps fino a 30 Mbps, con upload spesso sotto il megabit.
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Un utente scrive senza mezzi termini: “Fa schifo, ma non ho trovato alternative se non mettere l’antenna”.
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Emblematico il caso di una linea WindTre: “Collegati a una cabina distante anziché a quella più recente , dicono che non possono fare nulla”.
FWA e Mobile: le soluzioni alternative
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Il Fixed Wireless Access (FWA) registra prestazioni variabili: dai 15 Mbps ai 50 Mbps con Linkem e BBBell.
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Le connessioni mobile (Vodafone in primis) mostrano velocità attorno ai 30-36 Mbps, sufficienti per un uso basico ma non certo paragonabili alla fibra.
Il quadro generale
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Disuguaglianze digitali: a poche centinaia di metri di distanza, c’è chi naviga a 700 mega e chi non supera i 7.
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TIM domina: è l’operatore più diffuso in tutte le tecnologie, ma anche il più criticato.
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Il mito della fibra universale: il sondaggio smentisce la narrazione ufficiale. Non tutti hanno la fibra, e chi ce l’ha non sempre è soddisfatto (FTTC)
Conclusione
Il Tecnosondaggio dimostra che Caselle è un laboratorio di contraddizioni digitali: un territorio “a macchia di leopardo”, dove il futuro ultraveloce convive con un passato lento e frustrante.
Per chi amministra, è un campanello d’allarme: la transizione digitale non può limitarsi agli annunci, ma deve diventare una realtà per tutti, non solo per chi abita vicino all’armadio giusto.
E veniamo al nocciolo della questione: come si risolve questa disuguaglianza?
Tecnicamente l’Italia dovrebbe essere cablata con fibra quasi ovunque entro pochi anni, almeno sulla carta. Ma è qui che entrano in gioco le scelte aziendali, spesso incomprensibili: ci sono piccoli paesi di poche migliaia di abitanti già completamente cablati, mentre realtà come Caselle, alle porte di Torino e con un aeroporto internazionale, si ritrovano ancora a navigare in in certe zone con l’ADSL.
È un paradosso tutto italiano: un contratto ADSL viene oggi offerto allo stesso prezzo della fibra FTTH. La differenza è che per l’operatore i costi di gestione della fibra sono addirittura inferiori rispetto al mantenimento di una rete in rame ormai obsoleta. Allora perché continuare a lasciare attiva l’ADSL? La risposta è semplice: portare la fibra richiede investimenti iniziali pesanti, autorizzazioni, lavori e infrastrutture. Una spesa che molte aziende scelgono di rimandare.
Qui entra in gioco anche la politica. Formalmente non decide dove gli operatori investono, ma può esercitare pressione, sollecitare, tenere alta l’attenzione. Non è un caso che ci siano Comuni dove i sindaci hanno “martellato” quotidianamente il gestore e alla fine il risultato è arrivato.
Un ricordo personale lo conferma: nel 2017, a Caselle, navigavo con l’ADSL a 7 mega. Nello stesso anno, mia madre – in un piccolo centro del Sud Italia – aveva già la FTTC stabile a 130 mega, grazie a un armadio installato a pochi metri da casa. La differenza? Un’amministrazione che non mollava la presa e che, come qualcuno malignamente diceva, “rompeva a TIM ogni giorno”.
Si potrebbe ironizzare sull’età media dell’amministrazione (30 anni): lo facevano perché, da giovani, volevano giocare online o guardare Netflix senza interruzioni? Forse sì. Ma forse, più semplicemente, perché avevano una visione più ampia: avevano capito che il futuro di un paese passa anche attraverso la velocità dei suoi cavi.
E veniamo alle anomalie Casellesi
Analizzando la distribuzione delle velocità, emerge subito una contraddizione: ci sono quartieri molto popolati – come l’area di via Venaria e via Colombo, ricca di nuove costruzioni – che viaggiano ancora con velocità basse. Al contrario, altre zone della città possono contare su connessioni decisamente più performanti.
Per capirci meglio, ci siamo tolti lo sfizio di interrogare il database di TIM per verificare che cosa viene effettivamente offerto ai clienti in queste aree. E qui arrivano le sorprese. Nelle zone più dense, dove molti cittadini lamentano lentezza, TIM vende ancora soluzioni FTTC, dichiarando velocità “fino a 100 mega”. Peccato che nella realtà le prestazioni siano ben lontane da quelle promesse, e i test raccolti con il Tecnosondaggio lo confermano.
La vera curiosità, però, salta fuori altrove: una zona poco popolata, in via Alle Fabbriche , risulta coperta addirittura da fibra FTTH a. 2.2 giga Sì, avete letto bene: la fibra fino a casa, la tecnologia più avanzata, compare in un’area periferica e scarsamente abitata, mentre quartieri residenziali ad alta densità devono ancora accontentarsi della “fibra misto rame”.
A questo punto la domanda sorge spontanea: che senso ha portare la FTTH in zone a bassa densità e lasciare quartieri interi a velocità da retroguardia? Forse la scelta è legata alla presenza di insediamenti industriali, uffici o strutture ricettive che hanno richiesto una copertura migliore?. Oppure, se non è un errore del sito di TIM, si tratta semplicemente di una decisione aziendale poco comprensibile.
ps Qui a Caselle spesso si ha paura di parlare, ma pensare è ancora concesso: nessuno lo viene a sapere.
E non è un errore del sito di TIM: esiste davvero, in aperta campagna, un armadietto per la fibra – in gergo tecnico un ARLO – montato su un palo, in una zona con pochi abitanti.
Che dire? Nel silenzio collettivo forse una frase la si può sussurrare, a denti stretti e sottovoce: speriamo che questa scelta non abbia precluso la possibilità di avere la fibra, in tempi brevi, a tanti altri…
Ci sono cose che forse non si ha la forza di dire apertamente, ma almeno pensarle non comporta rischi. Eppure, proprio da quei pensieri nascono le domande più scomode.