In questi giorni, anche se molti fanno finta di nulla, uno degli argomenti che circolano — tra un caffè e un post su Facebook — riguarda ancora ciò che è successo prima, durante e dopo l’evento del 14 giugno.
E allora, ritornando su certi temi, permettetemi una nota personale.
C’è chi, parlando di me, ha ironizzato definendomi un giornalista mancato. O addirittura un filosofo del web. E va bene così. In fondo, come mi ha insegnato un vecchio redattore, “meglio mancato che mancante”.
A chi, come me, ha fatto comunicazione (mancata), è stato insegnato che un buon articolo deve mettere il lettore in condizione di capire. E allora, quale modo migliore se non quello di immaginare le due anime di Caselle — i due pensieri contrapposti — come due avventori al bar che discutono, battibeccano, si punzecchiano.
Un po’ come succede quando si scrive di una decisione pubblica di un progetto o di un evento importante: se racconti solo un punto di vista, sembra un comunicato stampa. Ma se offri pro e contro, dai modo a chi legge di formarsi un pensiero libero.
Ecco quindi, qui di seguito, come abbiamo voluto immaginare le discussioni casellesi di questi giorni:
non in modo tecnico, né polemico.
Ma con ironia, teatro e un pizzico di verità?
🎭 Scena 1 – Piazza Boschiassi: “Il ritorno del caldo istituzionale”
Atto secondo – Caselle, qualche giorno dopo l’evento del 14 giugno. Tardo pomeriggio, tavolini esterni, passanti curiosi e una polemica che ha più vite di un gatto comunale.
PERSONAGGI:
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FiloAmministrazione – difensore dei comunicati ufficiali, vestito da mezz’estate-in-Giunta.
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AntiAmministrazione – attento osservatore, sguardo da rassegna stampa e linguaccia sciolta.
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Gianni del Bar – seduto da ore, non si sa da quando, ma sa tutto.
(Suono di cucchiaini nei bicchieri, una bici che passa. I due protagonisti sono seduti ai lati opposti dello stesso tavolino, come due diplomatici al G7 della polemica casellese.)
FiloAmministrazione (guardandosi attorno con circospezione):
– Ti giuro, l’Amministrazione era presente. ripeto qualcuno c’era! È venuto, zitto zitto, umile. S’è seduto in fondo.
Ma con discrezione, eh. Mica per farsi vedere.
Era lì per ascoltare.
AntiAmministrazione (fissa il fondo della tazzina):
– Ah beh. Come il fantasma di Natale passato.
Lì per ascoltare, ma in posizione “uscita d’emergenza”.
Che poi, diciamolo: più che discreto, sembrava un po smarrito perchè solo.
FiloAmministrazione:
– Non voleva interferire.
Non c’erano posti riservati, magari ha pensato: “Meglio non disturbare”.
Signorile.
AntiAmministrazione (alzando un sopracciglio):
– Signorile?
Ma ti rendi conto che c’era mezza Italia civile su quel palco?
Scorte di Falcone, familiari di vittime di mafia…
E pure una fila riservata con alcuni posti vuoti.
E chi va, resta per una parte dell’evento e poi magari esce fuori per il caldo?
FiloAmministrazione:
– Era un caldo umido, però. Di quelli bastardi.
Anche le emozioni fanno sudare. Eh.
AntiAmministrazione:
– No. Quello era il sudore del disagio e di esser da solo, ma perchè era solo? perchè gli altri non sono andati?
Perché se tu ci credi in qualcosa che si fa, vai e resti.
Anche in piedi. Anche con la giacca.
E magari dici pure “Buonasera dalla città di Caselle”.
questo è stato l’errore e finiva tutto li.
(Pausa teatrale. Dal tavolino accanto si sente tossire.)
Gianni del Bar (alzando appena lo sguardo dal Giornale del Barbiere del 2006):
– Scusate se mi intrometto. Ma io c’ero. Ottava fila, a sinistra. Vicino alla signora che piangeva.
E l’ho visto, sì.
Poi si è seduto.
Non so se meditava, mentre ascoltava gli interventi ne ha ascoltato qualcuno.
AntiAmministrazione:
– E poi?
Gianni del Bar:
– Poi s’è alzato. E via non l’ho visto più.
FiloAmministrazione (scocciato):
– Ma perché dovete sempre esagerare?
Ha fatto un gesto sobrio. Un’assenza presente.
AntiAmministrazione:
– Una presenza assente, semmai.
Che poi, se la fascia pesa troppo o era impegnata poteva avvicinarsi al palco e poteva dire:
“Stasera parlo da cittadino.”, ed avrebbe portato i saluti, tutti contenti!
Ma invece niente.
Gianni del Bar (guardando in alto, come se recitasse una preghiera laica):
– Io ho visto gente commuoversi, gente applaudire, persone che hanno fatto silenzio più lungo di un consiglio comunale.
E lì ho pensato: “Ecco cos’è lo Stato.”
Poi mi sono girato. E lo Stato…
aveva già messo la freccia.
(Silenzio. Si sente in lontananza una campana. O forse è solo il microonde del bar.)
FiloAmministrazione (alzandosi, scocciato):
– Ragazzi, fate come volete.
Ma io vi dico solo una cosa: c’era. Punto.
E adesso vado, che ho di nuovo caldo.
AntiAmministrazione (sottovoce, mentre lo guarda allontanarsi):
– E che strano.
Quando si parla di legalità, qui a Caselle…
viene sempre caldo a qualcuno.
Gianni del Bar (sospira):
– Beh… io rimango.
Ho ordinato un altro caffè.
E magari, stavolta, qualcuno si mette in prima fila al bancone e me lo frega.
Sipario.
Ma solo per oggi.
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