Home TicPunto La città che c’era. E quella che ha scelto di non esserci

La città che c’era. E quella che ha scelto di non esserci

by Redazione Ticronometro

Cosa pensano davvero i cittadini dopo l’evento “Testimoni di Legalità”

Non doveva essere una serata come le altre, e in effetti non lo è stata.
Sabato 14 giugno 2025, Caselle Torinese ha ospitato un evento pubblico che, almeno sulla carta, avrebbe potuto rappresentare una delle pagine più alte e simboliche degli ultimi anni: la consegna di un encomio a Mauro Esposito, architetto e ingegnere casellese, testimone di giustizia e autore del libro “Le mie due guerre”, nel quale racconta la sua battaglia solitaria contro la ‘ndrangheta.

Un momento di riconoscimento istituzionale – approvato in Consiglio Comunale – che Esposito ha voluto trasformare in qualcosa di più ampio, coinvolgendo amici e figure di rilievo nel mondo dell’antimafia e della testimonianza civile: Salvatore Borsellino, Piera Aiello, Marisa Garofalo, Sergio Gaglianese, Nicola Catanese, Mimmo Scordino, e molti altri.
Eppure, proprio quando bisognava esserci, molti hanno scelto di non esserci.
In Sala Cervi, gremita di cittadini, mancavano all’appello il Sindaco, della Giunta comunale presente solo un assessore (ma che io seduto nelle file di metà sala non ho visto, doveva esser seduto nelle file dietro di me) , quasi tutti i consiglieri di maggioranza, le autorità scolastiche, le forze dell’ordine (se non quelle di servizio ma dicono rimaste fuori dalla sala), le associazioni civili. Un’assenza così estesa da apparire impossibile da ignorare, spiegare o giustificare come semplice coincidenza.

Nei giorni successivi si sono susseguite le reazioni: articoli, comunicati, riflessioni amare.
Noi abbiamo deciso di fare una cosa semplice: chiedere ai cittadini cosa ne pensano.
Un sondaggio aperto, libero, pubblico, anonimo. Le domande erano chiare: cosa ha rappresentato quella serata? Come giudicare l’assenza istituzionale? Cosa dovrebbe accadere ora?

Le risposte raccolte – centinaia in pochi giorni 378  in totale – raccontano più di ogni editoriale.
Raccontano una città che osserva, riflette, si interroga. Una comunità che ha percepito l’evento non solo come una serata, ma come uno spartiacque simbolico.

Ecco cosa è emerso.


❓ 1. La grande assenza: scelta, boicottaggio o… allergia?

I cittadini non hanno avuto dubbi: per due terzi dei partecipanti (66%), l’assenza del Sindaco e della Giunta comunale alla serata del 14 giugno non è stata un semplice imprevisto o una coincidenza di agende, ma una scelta personale.
Una scelta che, però, ha avuto conseguenze pubbliche, dando la sensazione di  una presa di distanza dall’argomento dell’evento.

Non mancano però letture più “garantiste”: il 10% degli intervistati ha comunque riconosciuto alla Giunta il diritto di scegliere dove essere presente, anche se si tratta di una decisione “criticabile”.
Un dato basso, ma importante, che segnala come una parte della cittadinanza mantenga una visione più istituzionale, forse più formale, del ruolo politico.

Più netto invece il 7% che parla esplicitamente di boicottaggio politico: una regia premeditata, per delegittimare la figura di Esposito e “raffreddare” l’effetto di una serata che, sulla carta, avrebbe potuto rilanciarlo politicamente e umanamente.
Infine, resta un 18% (non indicato nella sintesi iniziale ma rilevato nei dati grezzi) che parla di “disinteresse istituzionale”. Un giudizio non necessariamente strategico, ma ancora più preoccupante: se fosse vero, significherebbe che la legalità e le testimonianze civili non sono più una priorità, né un’occasione in grado di mobilitare la politica locale.


 

🪞 2. L’immagine di Caselle: specchio incrinato

Settantuno per cento. È una percentuale netta, inequivocabile, che racconta molto più di un semplice malcontento.
Per la stragrande maggioranza dei cittadini che hanno risposto al sondaggio, l’assenza dell’Amministrazione comunale ha danneggiato l’immagine di Caselle Torinese.
Il danno non è solo percepito a livello locale, ma anche nel riflesso che Caselle può proiettare verso l’esterno: una comunità che ospita grandi testimoni della lotta alla criminalità organizzata… e contemporaneamente sceglie di non rappresentarsi con la presenza di figure chiave di Caselle,  il problema è proprio questo come gli ospiti dopo quella serata vedranno Caselle?
Un corto circuito simbolico che, per molti cittadini, ha mandato il messaggio sbagliato proprio sul tema che avrebbe dovuto unire: la legalità.

C’è poi un 20% che definisce l’evento una “occasione persa”: una posizione meno dura, ma comunque critica. Secondo questa fascia di cittadini, il valore degli ospiti e delle testimonianze ha tenuto in piedi la serata, ma il “vuoto simbolico” lasciato dall’Amministrazione resta.
Un applauso non dato, un saluto non pronunciato, un gesto mancato.

Infine, solo l’8% ha ritenuto che l’assenza istituzionale non abbia avuto alcun impatto, sottolineando la forza autonoma dell’evento, capace di reggersi da solo grazie all’intensità dei contenuti e al coinvolgimento del pubblico.
Un dato che mostra come, nonostante tutto, una parte della cittadinanza abbia comunque colto il senso profondo dell’appuntamento, al di là delle presenze “di rito”.


 

🎭 3. Rappresentare (sempre): il dovere morale della politica

Il 91% dei partecipanti non ha dubbi: i rappresentanti politici locali hanno il dovere morale di esserci, soprattutto quando si parla di legalità, memoria, giustizia.
Anche – anzi, soprattutto – se l’evento è stato organizzato da qualcuno considerato “scomodo”. Anche se ci sono tensioni personali. Anche se la presenza potrebbe risultare politicamente scomoda.

Perché un amministratore pubblico non rappresenta sé stesso, ma una comunità intera. E quando quella comunità accoglie testimoni di giustizia, familiari di vittime di mafia, persone che hanno messo a rischio la propria vita per dire “no”, non è ammessa la fuga di coscienza.

Solo un 6% ritiene che ogni rappresentante sia libero di scegliere quando e dove essere presente, senza particolari obblighi morali. Una posizione che, pur minoritaria, richiama una visione più formale del ruolo politico, forse più “istituzionalista” ma meno empatica rispetto alle aspettative civiche.

Infine, un 3% adotta un approccio più sfumato: dipende dal contesto, dicono, ma in ogni caso l’assenza andrebbe spiegata pubblicamente. Non basta sparire: serve almeno avere il coraggio di dire perché.

Questi dati raccontano qualcosa di profondo: i cittadini non chiedono perfezione, ma coerenza.
Non pretendono che i rapporti personali si trasformino in pacche sulle spalle, ma esigono che le questioni pubbliche vengano trattate come tali, soprattutto quando in gioco c’è l’educazione civica di un’intera comunità.


 

🌱 4. “Testimoni di Legalità”: evento civile o occasione mancata?

Qui i numeri parlano chiaro e con toni di gratitudine: per il 79% dei partecipanti, la serata del 14 giugno è stata un evento importante e ben organizzato, capace di portare valore reale a Caselle, al di là delle assenze istituzionali.
Un giudizio che non lascia spazio a dubbi: la cittadinanza ha riconosciuto la qualità, la forza e il significato profondo delle testimonianze portate sul palco.

Non si è trattato solo di una cerimonia, ma di un’occasione di riflessione collettiva, arricchita da figure come Salvatore Borsellino, Piera Aiello, Marisa Garofalo, Matteo Tubertini e altri testimoni di giustizia, che con la loro presenza hanno dato sostanza e spessore a un valore spesso evocato a parole ma poco praticato: la legalità.

Non meno rilevante è il 16% che ha sottolineato l’importanza della serata come evento formativo, soprattutto per i giovani. Un richiamo chiaro (e amaro) alla grande assente: la scuola, che avrebbe potuto e dovuto esserci.
Molti partecipanti, nei commenti liberi, hanno lamentato proprio questo: un’occasione educativa irripetibile persa, quando invece avrebbe potuto diventare una lezione di educazione civica in diretta, viva, concreta.

Solo un 5% ha dichiarato di non aver seguito la serata, un dato marginale che dimostra quanto l’iniziativa abbia avuto eco e attenzione. La serata, insomma, è arrivata al cuore delle persone.La società civile ha occupato lo spazio lasciato vuoto dalle istituzioni, dimostrando che la voglia di ascoltare, capire e testimoniare è ancora forte.


🧭 5. E ora, che dovrebbe fare il Comune?

Alla domanda su cosa dovrebbe accadere dopo il 14 giugno, i cittadini hanno risposto con lucidità. E con un certo amaro realismo.
Il 60% degli intervistati ritiene che l’Amministrazione comunale non farà nulla, perché – semplicemente – il tema della legalità non è percepito come una priorità.
Solo l’8% propone una nuova iniziativa concreta sul tema, segno che la fiducia nella capacità di rimediare – o almeno di rispondere in modo costruttivo – è minima.

Il resto delle risposte si frammenta tra varie richieste di dignità e responsabilità politica:

  • Scuse pubbliche e dichiarazioni ufficiali (8%)

  • Incontri chiarificatori con Mauro Esposito o con i cittadini (1%)

  • Un evento riparatorio con le scuole (2%)

  • Un esame di coscienza collettivo (7%)

  • E persino, da parte di qualcuno, una “pausa di riflessione” istituzionale (4%)

In fondo, più che proposte tecniche, queste risposte sono un appello:
un invito a uscire dal silenzio, a riconoscere che qualcosa si è rotto, e che la città si aspetta un gesto – anche piccolo – per ricucire lo strappo.

Ma il tempo non è infinito.
E il rischio, se nulla accade, è che l’assenza del 14 giugno non resti un episodio, ma diventi un precedente.


🔥 6. Il punto più toccante? Il contrasto

C’erano parole forti sul palco. E c’era sedie vuote  giù in platea.
Per il 71% dei partecipanti, il momento più potente – e più doloroso – della serata è stato proprio quel contrasto stridente tra la forza delle testimonianze e il silenzio di quelle sedie vuote  in platea.

Da un lato, uomini e donne che hanno messo a rischio la propria vita per denunciare, combattere, raccontare. Dall’altro, alcune sedie vuote, silenzi che pesano quanto certi sguardi bassi.
Il risultato? Un impatto emotivo ancora più forte. Quasi un “effetto evidenziatore”: più gli interventi erano vibranti, autentici, vissuti, più risaltava quella sensazione di vuoto istituzionale.

Per altri cittadini, a colpire è stato il clima di ascolto e partecipazione del pubblico (7%) e l’intensità delle storie (13%) raccontate da chi ha scelto di non piegarsi mai, neppure di fronte al pericolo.
Solo il 6% ha ammesso di non aver seguito l’evento.

In ogni caso, la fotografia che emerge è chiara:
la forza civile della serata è stata amplificata proprio da chi ha scelto di non esserci.

Un silenzio assordante, sì. Ma anche una lezione fortissima su cosa vuol dire esserci. E cosa vuol dire, invece,   non esserci  e magari voltarsi dall’altra parte.


🌍 7. Come ci vede il mondo fuori?

La domanda non era retorica, e nemmeno locale: come apparirà Caselle agli occhi di chi guarda da fuori?
La risposta più scelta – da oltre tre quarti dei partecipanti (77%) – è durissima: una città in contraddizione, che a parole si professa contro le mafie, ma si defila proprio quando serve dare un segnale concreto.
Una sorta di “antimafia da calendario”: presente nei post celebrativi, assente quando il palco è vero e il pubblico reale.

Un 8% definisce Caselle come una città che ha semplicemente perso un’occasione storica, senza generalizzare troppo: una lettura più indulgente, che riconosce l’errore ma lascia aperta la possibilità di riscatto.

Il 10% individua invece una chiusura dell’Amministrazione, più attenta a proteggere sé stessa e le proprie dinamiche interne che a raccogliere il valore simbolico di ciò che stava accadendo.

Sono numeri che parlano da soli. E che ci dicono che non basta più dire di essere “contro le mafie” nei programmi e nei discorsi: oggi i cittadini si aspettano coerenza, presenza, coraggio pubblico.

Una delle frasi lasciate nei commenti riassume il sentimento generale:

“Caselle non ha saputo ricambiare il dono della vostra presenza. Non ci sono giustificazioni né scuse valide per certe defezioni.”

Ecco: a volte, non serve aggiungere altro.


🚪 8. L’assenza che pesa di più?

Quando tutto manca, ci si chiede: cosa è mancato davvero?
E la risposta dei cittadini è netta: il 55% ha indicato il Sindaco e la Giunta comunale come l’assenza più significativa della serata.
Non solo perché rappresentano la guida politica della città, ma perché la loro assenza è diventata assenza dell’istituzione stessa. In un evento pubblico così simbolico, il silenzio del vertice ha assunto il peso di un messaggio.

Ma il dato forse più sorprendente – e per molti il più deludente – riguarda le scuole: il 16% ha indicato l’Istituto Comprensivo di Caselle come la seconda grande assenza della serata.

Non prevedere alcuna partecipazione ufficiale, non cogliere l’opportunità di far ascoltare ai ragazzi testimonianze autentiche di coraggio civile, è stato vissuto come un segnale preoccupante (a discolpa l’evento era serale ma almeno qualcuno che rappresentava l’istituto comprensivo poteva anche esserci).
Per alcuni, addirittura imperdonabile.

Segue l’11% che punta il dito sul Partito Democratico locale, evidentemente considerato un attore politico rilevante ma clamorosamente defilato. Né consiglieri comunali, né circolo cittadino: una sparizione che ha colpito anche chi magari non condivide le loro idee, ma si aspettava coerenza con i valori storici del partito.

Chiudono la lista delle assenze segnalate la Commissione Pari Opportunità e Legalità, alcune associazioni locali e i partiti politici in generale.
Un dato che ha fatto particolarmente discutere, soprattutto considerando che proprio la Commissione sta organizzando per il 19 luglio una serie di eventi dedicati alla memoria di Paolo Borsellino.
Eppure, in sala il 14 giugno c’era Salvatore Borsellino in persona, fratello del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio. Una coincidenza che ha lasciato l’amaro in bocca a molti, rendendo quell’assenza ancora più difficile da comprendere.

Ma il quadro, ormai, è chiaro: ci sono momenti in cui la presenza non è facoltativa. È un dovere civico, simbolico, umano. E quando manca, si vede. Eccome se si vede.


✍️ 9. Il pensiero dei cittadini: tra gratitudine e amarezza

Il sondaggio si è chiuso con decine di messaggi liberi, e in quelle parole – spontanee, spesso accorate – c’è tutta la densità emotiva della serata.
Tanti cittadini hanno voluto lasciare un pensiero, un commento, un ringraziamento.
E da quella coralità emergono due sentimenti dominanti: gratitudine e amarezza.

Da un lato, il grazie sincero a chi è salito sul palco:

“Grazie per aver dimostrato che esistono ancora figure positive in una realtà che sembra aver perso il senso del dovere e della decenza.”

Dall’altro, il disincanto per un paese che, secondo molti, non ha saputo essere all’altezza dell’occasione:

“Caselle, la mia città, non la riconosco più. I dubbi su certe cose che capitano mi stanno venendo.”

C’è chi ringrazia gli ospiti per “aver fatto cadere molte maschere”, chi sottolinea la coerenza tra parole e azioni (“l’unica vera forma di credibilità”), e chi cita Paolo Borsellino, ricordando che

“Politica e mafia sono due poteri che vivono sullo stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.”

Altri propongono che il libro di Mauro Esposito venga usato come testo scolastico nelle medie, e che la serata sia riproposta in forma didattica:

“Quella sera avrebbe dovuto essere registrata, mostrata ai ragazzi, studiata. Un’occasione irripetibile.”

In quasi ogni messaggio c’è un grande “grazie” che attraversa tutto:
un ringraziamento per chi ha scelto di esserci, di parlare, di testimoniare.

“Grazie per averci ricordato che si può resistere. Che si può denunciare. Che si può vincere. Anche soli.”

Un cittadino ha scritto:

“Caselle, quella sera, aveva un cuore pulsante. Anche se non tutto il corpo c’era.”

E forse, in fondo, è questo il messaggio più potente di tutti.


📌 Conclusione

Il 14 giugno doveva essere una festa civile della memoria e della legalità. È diventata uno spartiacque, una cartina di tornasole.
Ha mostrato chi c’è, chi tace, chi partecipa e chi scompare.
Ha scosso una comunità.
Il sondaggio non pretende di rappresentare tutti, ma ha dato voce a molti.

clicca per vedere il dettaglio dei risultati del sondaggio

Related Articles