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IN SALA ROSSA L’OMAGGIO A VALDO FUSI

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Per celebrare il cinquantenario della sua scomparsa, organizzato dalla Presidenza del Consiglio comunale in collaborazione con l’Associazione dei Consiglieri emeriti e il Centro Pannunzio, questa mattina la Sala Rossa di Palazzo Civico ha ospitato il convegno “Valdo Fusi (1911-1975): un torinese fuori ordinanza”.

Un mazzo di rose rosse, donato dal Centro Pannunzio, appoggiato allo scranno dove Fusi sedeva durante la sua partecipazione ai lavori d’Aula, quando era Consigliere comunale per la Democrazia Cristiana, nel 1946, ha fatto da contrappunto per tutta la durata della cerimonia agli interventi che si sono susseguiti.

Ha iniziato la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo che, nel fare gli onori di casa, ha salutatogli intervenuti sottolineando come, ricordare Valdo Fusi, significa parlare di Torino e della sua storia antifascista, di un protagonista assoluto della Resistenza e di un testimone appassionato di quella stagione. Un uomo lontano dallo stereotipo del politico autoreferenziale, invece misurato e senza fronzoli, capace di dare voce ai fatti scansando la retorica degli eroi e restituendo la fragile umanità di donne e uomini comuni che per la libertà hanno messo a repentaglio la propria vita e in troppi casi l’hanno persa.

A seguire, la vicesindaca Michela Favaro ha insistito sulla necessità, per chi ricopre ruoli istituzionali, di raccogliere il patrimonio di ideali e valori lasciato da Valdo Fusi, in un periodo di grandi incertezze, dove la pace e la cooperazione internazionale sono messe in discussione dalla violenza delle guerre, fisiche e commerciali.

La presidente dei Consiglieri emeriti, Elide Tisi, ha invece posto l’accento sulla passione per Torino, espressa da Valdo Fusi attraverso un’azione politica che, fuori e dentro il Consiglio comunale, ha contribuito a renderla una città libera e solidale.

Nell’intervento successivo, il nipote Luigi si è soffermato sugli aspetti più strettamente umani dello zio e sulle difficoltà a rapportarsi con la grandezza del personaggio e del suo stile di vita.

Hanno poi chiuso la serie degli interventi, Pier Franco Quaglieni, presidente del Centro Pannunzio e Marcello Maddalena, già procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Torino, che hanno ribadito, ognuno per il proprio ambito, le qualità umane e professionali di Valdo Fusi, attraverso ricordi personali, aneddoti e il racconto dettagliato delle esperienze condivise.

Valdo Fusi (Pavia 9.5.1911 – Isola d’Asti 2.7.1975). Con la famiglia a Torino dal 1929, laureato in giurisprudenza, con una forte propensione ala scrittura, dopo l’8 settembre 1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza in Piemonte. Rappresentante della Democrazia Cristiana nel CLN regionale, fu catturato il 31 marzo 1944 con altri membri del Comitato di liberazione. Nonostante il processo farsa, si salvò dalla condanna a morte e dalla fucilazione al Martinetto che, invece, costò la vita a Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti. Di quel processo Fusi lascerà traccia indelebile con il suo romanzo “Fiori rossi al Martinetto”, definito “la storia della generazione che, pur nel crollo apparente dei valori e nella sensazione diffusa di una crisi generale di civiltà, seppe mantenere la fede nell’Italia libera e la speranza per la pace”. Dirigente della Democrazia Cristiana, fu consigliere comunale a Torino nel novembre 1946 ed eletto alla Camera nella prima legislatura del 1948. Nel 1951 consigliere provinciale, diventò senatore nel 1958. Non abbandonò mai la carriera forense. Partecipò attivamente alla vita sociale della città: presidente dell’Ente provinciale per il turismo di Torino fra il 1955 e il 1965 e dell’Ordine Mauriziano fra il 1965 e il 1970, nel 1974 ricevette la cittadinanza onoraria.

(ML) Ufficio stampa Consiglio comunale

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