Il Rito laico del Mauriziano nasce nel 2020, come risposta alla crescente richiesta dei familiari delle vittime del Covid19 di avere un momento in cui piangere i propri cari, morti a causa del #virus. Non è difficile ricordare quel passaggio in cui la nostra società si trovò a fronteggiare i disastri, anche psicologici, provocati dalla pandemia, in particolare l’impossibilità di seguire negli ospedali blindati i propri familiari e amici negli ultimi giorni di vita, e poi durante il funerale. La risposta del Mauriziano fu quella di istituire il rito laico all’interno del giardino parlante, piccola area verde parte del comprensorio dell’ospedale. Gesto simbolico in quel dannato 2020 per condividere i momenti di difficoltà, di dolore e di forzato isolamento, da un’idea dell’infermiere professionale Pino Fiumanò raccolta dai responsabili dell’azienda sanitaria, il 2 luglio all’interno del giardino si era tenuto il primo rito laico in ricordo dei defunti del #Coronavirus (al Mauriziano furono quasi 200 fra il marzo e il maggio del 2020). Familiari e sanitari dell’Ospedale conclusero quell’incontro piantando, tutti insieme, un ulivo, simbolo di speranza e di rinascita. Da allora, quel rito si ripete ogni anno con le persone che vi partecipano e, simbolicamente, versano con le mani un po’ d’acqua alla base della pianta. Il tema di quest’anno, celebrato ieri pomeriggio, è stato “La Meraviglia della Vita” nelle intenzioni degli organizzatori, un modo per celebrare lo stupore di scoprire che la vita, a volte così faticosa, è invece meravigliosa. La presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, presente alla cerimonia di ieri in rappresentanza della Città, nel suo intervento ha ricordato il primo incontro avuto con il giardino parlante nel 2021. Riferendosi al tema di quest’anno, ha ricordato come la sua prima volta al giardino rimase meravigliata nel vedere con quanta naturalezza si era riusciti a coniugare il dolore, la speranza, il bisogno di spiritualità di cosi tante persone con storie completamente diverse, che si ritrovavano a compiere un piccolo gesto diventato corale. Il cambio di prospettiva: riuscire a vedere un luogo ed immaginarlo in modo diverso da quello che è sempre stato diventato esempio e ispirazione per questa Amministrazione, in un cambio di prospettiva che ci porta ad immaginare qualcosa di nuovo e costruirlo insieme come comunità.
Marcello LonghinOriginal Article
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