Scappano dalle guerre, scappano dalle carestie, scappano dalle devastazioni provocate dal cambiamento climatico. In fuga per sopravvivere, lasciandosi alla spalle, quasi sempre, tutto quello che possiedono, spesso anche una parte degli affetti. Sono ormai 120 milioni le persone in fuga con lo status di rifugiati, un dato in crescita per il dodicesimo anno consecutivo, certificato a maggio di quest’anno dall’ultimo rapporto Global trends presentato da UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati. 30 Paesi hanno emergenze umanitarie dichiarate, un numero quadruplicato negli ultimi tre anni. Siria, Afghanistan, Sudan, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo, la Striscia di Gaza, le crisi più gravi. E sono quasi sempre i Paesi confinanti a ospitare chi fugge (il 75% dei rifugiati), raramente i paesi europei.
Una situazione grave che, per il terzo anno consecutivo, la Città di Torino ha deciso di presentare in Sala Rossa durante le celebrazioni per la Giornata internazionale del rifugiato organizzate in collaborazione con l’Associazione Mosaico – Azioni per i rifugiati. L’incontro odierno, moderato dal presidente di Mosaico, Berthin Nzonza, è stato caratterizzato dal resoconto di alcuni esperti: Ruth Ketsia Kiyindou di Mosaico, Nouhoum Traoré, dell’Associazione Giguiya, Massimo Gnone di UNHCR, Ishak Ali Alhamdou, dell’Associazione NE Ténéré e dalle testimonianze dirette di rifugiate e rifugiati che hanno trovato a Torino una nuova casa dove ricominciare a vivere: Rania Alakabani in fuga dalla Siria, Mustafa Ahmadi, arrivato dall’Afghanistan, Marie Jeanne Balagizi, della Repubblica Democratica del Congo. La presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, l’assessore alle politiche sociali Jacopo Rosatelli e il presidente della Commissione “Segre” Abdullahi Ahmed Abdullahi, hanno invece portato il saluto della Città.
Prima ad intervenire, Maria Grazia Grippo, ha sottolineato come l’incontro di oggi sia una grande occasione per celebrare il rapporto, che si va consolidando di anno in anno, fra i protagonisti della Giornata e la nostra Amministrazione, con lo sguardo rivolto al mutevole contesto in cui si realizza la migrazione di cui parleremo oggi, contraddistinta da condizioni di particolare emergenza che ci costringe ad adeguare di continuo le risposte da dare in termini di politiche e di accoglienza. Ma la Giornata, la presidente del Consiglio comunale, è soprattutto la rappresentazione dell’orgoglio, della speranza, della volontà di riscatto di chi ricerca non solo la sopravvivenza, ma il diritto fondamentale e universale di avere nuove opportunità di vita.
Dal canto suo, l’assessore Jacopo Rosatelli ha posto l’accento sull’operato della Città nel corso degli anni in favore dei rifugiati, in particolare attraverso l’esperienza fortemente voluta, e caratterizzata dagli ottimi risultati ottenuti, di “Spazio Comune”, servizio elaborato dalla Città in collaborazione con Mosaico e UNHCR. Un progetto che sta facendo scuola in Italia, orientato a semplificare la vita alle persone che vi accedono, che cercano nel Paese che li accoglie, un amico, un alleato, dove trovare persone capaci di ascoltare le loro esigenze, semplificare le procedure, mettere a disposizione gli strumenti della mediazione sociale. Il progetto è nato nel 2022, frutto della Carta per l’integrazione, strumento redatto d a un gruppo di lavoro formato da rappresentanti di UNHCR e di sei città italiane, oltre a Torino: Milano, Napoli, Bari, Roma e Palermo.
Abdullahi Ahmed Abdullahi, chiudendo la serie degli interventi istituzionali, ha voluto rimarcare l’importanza di considerare i rifugiati come persone. Spesso accusati di avere “invaso” l’Europa e l’Italia, non devono essere considerati oggetti ma soggetti, non sono numeri sono persone. In fuga dalla guerra, con una storia alle spalle, i rifugiati meritano rispetto da parte delle istituzioni e la possibilità di avere una nuova opportunità, senza doversi sentire straniero per sempre. Anche per questo ritiene che si debba lavorare tutti insieme per fare diventare Torino una città capace di fare sentire tutti cittadini con la stessa dignità e uguali diritti.
Marcello LonghinOriginal Article
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