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Startup e incubatori a Torino: tra sfide e opportunità per l’economia locale Filippo Tomei

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TORINO – L’ecosistema dell’innovazione torinese sta vivendo un periodo di chiaro-scuro, evidenziato da recenti dati del Club degli Investitori. A Torino, gli incubatori sono cresciuti del 4% in un anno, mentre il numero di startup ha registrato un modesto aumento dello 0,6%. Questa situazione paradossale si traduce in un’elevata offerta di formazione, ma con una domanda apparentemente stagnante. Il risultato è un sorprendente rapporto di un programma di accelerazione ogni 20 società innovative in città, che conta ben 675 startup. Tuttavia, la raccolta dei finanziamenti è drammaticamente scesa da 400 a 65 milioni di euro.

L’impegno di privati e istituzioni

Da un lato, la fotografia dell’ecosistema torinese certifica gli sforzi congiunti di privati e istituzioni nel costruire una solida filiera tech, oggi valutata a 400 milioni di euro e che impiega sei mila persone. Dall’altro, emerge la mancanza di una rotta precisa, complicata dal proliferare di incubatori in diversi settori.

La bussola del club degli investitori

Fondato nel 2008, il Club degli Investitori, il più grande gruppo di “business angels d’Europa,” con 350 soci e 60 milioni investiti in oltre 60 startup, suggerisce una possibile soluzione guardando agli esempi di Rotterdam e Lione. Queste città simili a Torino, ma capaci di generare rispettivamente duemila e mille startup , hanno orientato l’ecosistema basandosi sulle competenze del territorio.

Puntare su aerospace e biotech

Giancarlo Rocchietti, fondatore del Club degli Investitori, sottolinea che Torino deve decidere su cosa puntare. Suggerisce di orientare l’ecosistema verso settori come aerospace e biotech, già presenti e dinamici nel territorio. Mentre la filiera torinese è partita in ritardo di almeno dieci anni, la necessità di una direzione chiara è ora imperativa.

Un ecosistema diversificato ma con pochi capitali

La corsa alla startup economy di Torino, sostenuta dalle fondazioni bancarie e dalle istituzioni, ha prodotto un ecosistema diversificato in molti settori. Tuttavia, la città attira ancora pochi capitali. Dopo l’exploit del biennio 2021 e 2022, la filiera delle startup ha subito un crollo del 37% nell’anno scorso, raggiungendo quota 65 milioni di euro. Il fatturato medio delle società innovative è di circa 750 mila euro, e solo il 20% delle startup impiega più di 10 persone.

Torino-Milano: superare le divisioni e operare come macro-regione

Rocchietti afferma che Torino deve decidere il suo futuro e su quali settori a maggior valore aggiunto puntare. Questo compito è delle istituzioni, ma anche dei cittadini. Con oltre 70 miliardi di risparmi investiti, i torinesi potrebbero contribuire maggiormente alle giovani società. L’indagine del Club degli Investitori ha rivelato che gli startupper torinesi lamentano difficoltà nel trovare finanziamenti. Secondo Andrea Rota, managing director del Club, è essenziale superare la visione di Torino e Milano come realtà contrapposte, iniziando a operare come una macro-regione.

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