Home bulletin istituzionale Un milione di alberi per il nostro futuro: nuovi finanziamenti dal Ministero dell’Ambiente

Un milione di alberi per il nostro futuro: nuovi finanziamenti dal Ministero dell’Ambiente

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Il 2024 si è aperto con notizie positive sul fronte della tutela dell’ambiente, dal momento che la Città metropolitana di Torino ha avuto conferma dell’erogazione dei 22 milioni e 220.000 euro che erano stati richiesti al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica per la realizzazione di 5 progetti di forestazione urbana ed extraurbana presentati a fine settembre. I progetti sono relativi alla Missione 4.2.3.1 del bando e consentiranno di intervenire su 5 ambiti metropolitani per mettere a dimora 650.000 piante nei prossimi due anni. Prosegue così una vasta azione di riqualificazione ambientale, che si è concretizzata nelle oltre 100.000 piante messe a dimora grazie agli 8 progetti finanziati dal Decreto Clima nelle annualità 2020 e 2021 e nelle 200.000 in corso di piantagione con l’annualità 2022 della Missione 4.2.3.1 del PNRR. Senza dimenticare le ulteriori 50.000 piantine, di cui la Città metropolitana ha coordinato la messa a dimora grazie al protocollo di intesa sul verde urbano stipulato nel 2019 con Ministero per l’Ambiente, Regione Piemonte e Città di Torino e attraverso progetti di associazioni private come Azzero Co2, Rete Clima ed Arbolia Snam.
Il Vicesindaco metropolitano, Jacopo Suppo, annuncia con soddisfazione che “nel 2026 si arriverà alla quota di 1 milione di piante e a circa 850 ettari di territori rinaturalizzati: un risultato considerevole, che il nostro Ente ha raggiunto grazie alla consolidata esperienza e organizzazione tecnica e amministrativa in materia di gestione di grandi progetti, ma anche grazie alla sinergia con il DISAFA dell’Università di Torino, le Direzioni Foreste, Biodiversità, Aree protette e Demanio Idrico della Regione Piemonte, l’Istituto per le Pianteda Legno e l’Ambiente, la SMAT e una trentina di Comuni sensibili alle tematiche del contrasto ai cambiamenti climatici e all’inquinamento dell’aria”.

650.000 PIANTE IN 5 AMBITI TERRITORIALI

I 5 ambiti territoriali per i quali è stato ottenuto a fine 2023 il nuovo finanziamento del MASE sono in parte già coinvolti nei precedenti interventi. Nel dettaglio sono stati finanziati i progetti:
torrente Stura – Comuni di Borgaro e Torino e SMAT, con la riforestazione dell’area del lago Villaretto, del parco Chico Mendes e dell’area SMAT Stura, per una spesa di 4.515.000 euro
torrente Chiusella e fiume Dora Baltea – Comuni di Montalto Dora e Pavone Canavese e in aree del Demanio regionale, con il ripristino dei corridoi ecologici del Chiusella e della Dora Baltea, per una spesa di 2.881.000 euro
torrente Orco – Comuni di Foglizzo, Montanaro, San Benigno e aree del Demanio regionale, con il ripristino del corridoio ecologico dell’Orco, per una spesa di 6.450.000 euro
Alta Valle di Susa – Comuni di Salbertrand, Sauze di Cesana. Chiomonte ed Exilles, con il ripristino di boschi danneggiati da valanghe in alta Valsusa, per una spesa di 2.365.000 euro
fiume Po – ripristino del corridoio ecologico in aree del Demanio Regionale e del Parco del Po nel tratto tra Chivasso e il confine con la provincia di Vercelli, per una spesa di 7.009.000 euro.

PER APPROFONDIRE

Interventi nelle aree fluviali e perifluviali

Per quattro progetti si tratta di intervenire su aree molto estese limitrofe ai corsi d’acqua dello Stura, del Chiusella, della Dora Baltea, dell’Orco e del Po, lungo i quali verranno ricostruiti ambiti fluviali infestati da specie esotiche invasive come la zucca matta (Sycios angulatus), la reinutria (Reynoutria/Fallopia japonica), il falso indaco (Amorpha fruticosa) e la robinia (Robinia pseudoacacia), che ne hanno modificato e degradato la composizione floristica. La scelta dei siti di intervento ha privilegiato, tra le aree disponibili in prevalenza del Demanio idrico regionale e in minor misura di alcuni Comuni che ne hanno concessa la disponibilità, quelle che per posizione, accessibilità, caratteristiche del suolo e frammentazione fondiaria pongono maggiori difficoltà alla gestione agricola. Le aree oggetto degli interventi risultano ex seminativi e impianti di arboricoltura da legno abbandonati, infestati da una vegetazione erbacea, arbustiva e arborea non autoctona. I progetti hanno lo scopo di ripristinare il bosco originario planiziale e ripariale, costituito da Pioppo bianco e nero (Populus alba e nigra), Salice arboreo (Salix alba) e arbustivo (Salix purpurea, triandra, eleagnos) e Ontano nero nelle aree più umide limitrofe ai corsi d’acqua e Querce (Quercus robur e cerris), Ciliegi selvatici (Prunus avium e padus), Olmo (Ulmus laevis), Acero campestre (Acer campestre), Sorbo (Sorbus torminalis) con sottobosco costituito da cespugli di Nocciolo (corylus avellana) Biancospino (Crataegus monogyna), Ligustro (Ligustrum vulgare), Evonimo o Berretta da prete (Evonimus europaeus), Viburno (Viburnum lantana), Sanguinello (Cornus sanguinea), Melo selvatico (Malus sylvestris).
L’obiettivo generale dei progetti è quindi quello di consolidare il ruolo fondamentale nell’ambito della Rete Ecologica svolto dai terreni immediatamente prossimi alle aree protette ad elevato valore ecologico, riconosciute dagli strumenti di pianificazione metropolitana e regionale.
Gli obiettivi specifici, coerenti con i Piani di Gestione dei siti Rete Natura 2000 e con gli strumenti di pianificazione delle aree protette, sono legati alla tutela della biodiversità, in un’ottica di riqualificazione dell’ambito perifluviale. L’impianto di specie che appartengono alla vegetazione naturale potenziale mira a incrementare le funzionalità ecologiche dell’ambiente golenale, il suo ruolo come infrastruttura verde e blu a scala territoriale, la qualità paesaggistica e in generale l’offerta di servizi ecosistemici di regolazione.
Tra gli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica che interessano le aree oggetto di intervento sono presenti il Piano Territoriale Regionale, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e il Piano Territoriale di Coordinamento della Città metropolitana di Torino. Gli ambiti di intervento sono interessati principalmente dal PPR che, oltre a riconoscere i corridoi fluviali come elementi strutturali della Rete di connessione paesaggistica, segnala come emergenza fisico-naturalistica il paesaggio fluviale e i relativi ambienti seminaturali delle confluenze, in quanto caratterizzano il territorio con ambienti di elevato interesse naturalistico e paesaggistico. Sottolineandone la necessità di tutela, il PPR ne evidenzia il forte rischio di squilibrio ecologico e di perdita di identità del paesaggio, a causa della pressione dovuta all’agricoltura e alla vicinanza di strade e ferrovie. Il PPR sottolinea come situazioni di vulnerabilità o direttamente critiche: la disconnessione e frammentazione della rete ecologica, con la progressiva chiusura dei collegamenti tra la rete fluviale e la pianura; la perdita di biodiversità, legata all’agricoltura intensiva a mais, soprattutto in aree di particolare fragilità, con la relativa banalizzazione del paesaggio; il pascolo erratico incontrollato di grandi greggi, che danneggia la vegetazione riparia e le colture; il degrado e la distruzione dei relitti lembi di boschi planiziali a querco-carpineto per eliminazione diretta o per inquinamento antropico e, in generale, una gestione non sostenibile, con taglio a scelta commerciale e con prelievo indiscriminato dei grandi alberi nei boschi, soprattutto delle riserve di querce a fustaia, con utilizzazioni a cura di personale non specializzato. Ulteriori problematiche evidenziate nelle zone fluviali e planiziali riguardano la diffusione di specie esotiche, sia arboree come Ciliegio tardivo (Prunus serotina) e Quercia rossa (Quercus rubra), sia arbustive come Amorpha fruticosa, Buddleja speciosissima, Solidago gigantea, Erigeron canadensis, sia erbacee come Sicyos angulatus e Reynoutria japonica. Tali specie causano problemi nella gestione degli ambienti forestali, in particolare per la rinnovazione delle specie locali spontanee. Ma anche il disseccamento degli alvei fluviali in estate e condizioni di stress idrico per le zone a bosco ripario e planiziale, dovute all’abbassamento generalizzato delle falde, con conseguenti diffuse morìe della vegetazione arborea, causate da prelievi eccessivi per usi irrigui e contemporanei deficit di precipitazioni. Tra gli indirizzi e gli orientamenti strategici che il PPR richiede ai diversi soggetti istituzionali competenti di adottare per gli aspetti di tipo naturalistico vi sono la creazione di nuovi boschi paranaturali con specie idonee, con priorità per le terre a seminativi, in particolare a contatto con boschi relitti e nelle zone golenali, aree protette e Siti Natura 2000 per ridurne l’insularizzazione; in zone fluviali soggette alla regolamentazione del Piano di Assetto Idrogeologico in fascia A e in particolar modo nelle aree a rischio di asportazione di massa, il mantenimento di popolamenti forestali giovani, che possano fungere da strutture rallentanti il flusso d’acqua in casse di espansione e che nel contempo, in caso di fluitazione, non formino sbarramenti contro infrastrutture di attraversamento.
Il PTC2, in approfondimento e attuazione della rete ecologica regionale, ha individuato a sua volta la Rete Ecologica Provinciale che, soprattutto sfruttando i corridoi fluviali, collega tra loro le aree di maggior valore naturalistico. Gli ambiti oggetto di intervento rientrano nella REP in quanto corridoi fluviali e anche area protetta per ciò che concerne il fiume Po, rivestendo un ruolo di particolare importanza dal punto di vista ecologico, oltre che da quello naturalistico e paesaggistico, di cui la normativa di Piano prescrive non solo la preservazione, ma anche la valorizzazione e l’implementazione.

Interventi in aree soggette a valanghe

In alta Valle di Susa l’intervento riguarderà aree boscate danneggiate da fenomeni valanghivi nei Comuni Chiomonte, Exilles sulla valanga Verger-Ruinas, Salbertrand sulla valanga Moncellier e Sauze di Cesana sulla valanga Bessen. La forestazione delle aree di distacco di valanghe, unita alla protezione del postime con cavalletti in legno, ha lo scopo di mitigare il rischio di distacco di valanghe storiche e ricorrenti, che costituiscono un pericolo per le infrastrutture del fondovalle, garantendo al tempo stesso un incremento della superficie forestale attivamente gestita, una migliore connessione ecologica a livello di versanti, una implementazione delle foreste di protezione diretta, a vantaggio della sicurezza del territorio. Le aree di intervento sono suddivise in 3 siti che a loro volta possono essere caratterizzati da aree disgiunte, di proprietà comunale, tutte localizzate all’interno del perimetro di valanghe storiche e ricorrenti, censite e documentate da ARPA Piemonte nel Sistema Informativo Valanghe (SIVA). Le aree di forestazione sono state scelte in funzione della pericolosità della valanga e del rischio nei confronti delle infrastrutture di fondovalle (centri abitati, strade aperte al transito veicolare). Si tratterà di un ripristino dei siti forestali con reimpianto di specie tipiche dei piani montani interessati: su quelli a maggior altitudine verranno reimpiantati il Larice (Larix decidua), il Pino cembro (Pinus cembra), l’Acero montano (Acer pseudoplatanus) ed il Ginepro (Juniperus communis); a quote inferiori la Roverella (quercus pubescens), il ciliegio selvatico (Prunus avium) il Frassino (Fraxinus excelsior) il Castagno (Castanea sativa), il sorbo montano ed il sorbo degli uccellatori (Sorbus aria ed aucuparia) con sottobosco di Biancospino (Crataegus monogyna), Sanguinello (Cornus sanguinea) e Ligustro (Ligustrum vulgare).

Tutti gli interventi verranno supportati a livello scientifico dal Dipartimento di Scienze agrarie forestali ed alimentari dell’Università di Torino, con cui è in atto una convenzione riguardante l’annualità 2022 del PNRR e, a livello operativo, dalla Regione Piemonte e dall’Istituto per le Piante da Legno e l’ambiente di Torino, che ha già collaborato alla prima fase di candidatura degli studi di fattibilità tecnico-economica e con cui è in corso di predisposizione un accordo.

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